E’ boom di acquisti per stufe a biomassa: ecco come ci si scalderà quest’inverno
La corsa contro il caro-energia è iniziata, molte famiglie (ri)scoprono il potere del pellet e della legna
La paura di rimanere al freddo e bollette sempre più vertiginose hanno spinto molte famiglie a scegliere come fonte di riscaldamento stufe e caldaie a pellet e legna. Una svolta che ha portato a (ri)scoprire un mondo affascinante, nel rispetto del pianeta.
Boom di stufe: ecco che ritorna l’uso della biomassa
Secondo un’indagine di AIEL, l‘Associazione Italiana Energie Agroforestali, nell’ultimo anno le vendite di stufe e caminetti sono aumentate del 28%, con una crescita del mercato interno dell’8,2%. Molte aziende di vendita e assistenza hanno sentito direttamente sulla loro pelle questo vertiginoso aumento di richieste. “Non ci aspettavamo questo numero di richieste, ma siamo contenti che le persone stiano riscoperto questo metodo di riscaldamento” spiega Emanuele Vianello, tecnico e fondatore di Aier Impianti “”Come sosteniamo dalla nascita della nostra azienda, i generatori a biomassa inquinano meno e consentono di scaldarsi grazie alla potenza termica di combustibili naturali, senza nulla da invidiare al gas naturale. Purtroppo però sono fonti ancora relativamente poco sfruttate dalle famiglie, ma stiamo constatando un cambio di direzione che fa ben sperare”.
Rispetto alle caldaie però, in questi mesi a farla da padrona sono le stufe, in particolare quelle a legna: l’installazione di questi generatori è infatti una soluzione rapida (basta una, al massimo due giornate) e relativamente economica, se si sfruttano gli incentivi di Conto Termico e Bonus Regionali che in alcuni casi possono arrivare a coprire quasi il 90% della spesa sostenuta.
Tra aumenti e dipendenze
In molti però sono ancora scettici, e questo è legato soprattutto al rincaro delle biomasse: un sacchetto di pellet da 15 chili è passato da 5 a 12 euro, e pare non essersi ancora arrestato. Comunque, nonostante questo aumento, risulta ancora più conveniente rispetto al gas naturale. Ma siamo in molti a chiederci il perché di questa impennata: in parte è causata dalla guerra in Ucraina che ha provocato uno stop alle nostre importazioni di legname e pellet. Difatti, la dipendenza energetica dell’Italia non è limitata solamente al gas, ma si estende (purtroppo) anche alle biomasse. Nonostante siamo il secondo paese UE per copertura forestale, importiamo circa l’80% del nostro fabbisogno. “Una situazione che deve cambiare grazie a nuove strategie forestali”, Spiega Annalisa Paniz, direttrice generale di AIEL “bisogna aprirsi a una gestione sostenibile e razionale, tenendo sempre conto dell’equilibrio naturale e delle esigenze produttive del Paese”.
Tanta richiesta ma lunghe attese
Ecco dunque che le famiglie sono corse ai ripari e cercano in tutti i modi di installarsi una stufa in casa. Purtroppo però, le case produttrici di questi dispositivi sono in seria difficoltà: la ghisa e la maiolica non si trovano e i componenti elettronici arrivano a singhiozzo. Una reazione a catena questa, riconducibile a diversi fattori. Noi li abbiamo voluti esaminare assieme a Fabio Brossa, Area Manager Italia per Thermorossi, una delle aziende leader nel settore dei generatori a biomassa Made in Italy.
“Purtroppo in Italia e nei paesi limitrofi non sono presenti fonderie in grado di produrre la ghisa smaltata necessaria ai generatori a biomassa. Pertanto, i produttori si sono orientati in massa su aziende dei paesi dell’est, che si sono a loro volta ritrovate con una domanda quadruplicata rispetto agli anni passati. Di fatto, nonostante una produzione a pieno regime h24, non sono in grado di soddisfare tutte le richieste in tempi brevi. La difficoltà del recupero delle maioliche invece è un problema tutto italiano” continua Brossa ” con l’aumento vertiginoso del gas, gli altiforni dei ceramisti emiliani non riescono a sostenere le spese per tenere attivi i macchinari, compromettendo così la produzione”.
Questa reazione a catena si conclude con le tempistiche di consegna: per una stufa oggi, si può anche attendere dai due ai quattro mesi. Attenzione però: non bisogna correre al riparo comprando la prima cosa che capita. Bisogna sempre affidarsi a generatori in grado di soddisfare le normative vigenti in materia di inquinamento ambientale, senza andare incontro a sanzioni parecchio salate. Ricordiamo che, nonostante tutto, la legna in primis e successivamente il pellet rimangono sempre i combustibili più economici.
fonte: repubblica.it;